Pseudoartrosi: quando una frattura ossea non si salda

Quando una frattura non guarisce si dice che l’osso coinvolto va in “pseudoartrosi”. In altre parole un osso in pseudoartrosi non riesce a formare il callo osseo che lo aiuterà a stabilizzare le parti rotte.

Nel caso in cui l’osso inizi a formare callo osseo, ma impieghi più tempo del normale per ultimare la guarigione, si può parlare di “ritardo di consolidazione”. In caso di pseudoartrosi, invece, il corpo percepisce i frammenti ossei come se fossero ossa separate, per cui non prova a unirli.

Cosa è la pseudoartrosi?

Solitamente le ossa rotte guariscono formando nuovo tessuto osseo, che andrà a collegare i pezzi danneggiati dell’osso. La saldatura di un osso, tuttavia, non presenta un tempo definito: ogni osso e ogni regione ossea è caratterizzato da un proprio tempo per il raggiungimento dell’unione ossea. Nei bambini, ad esempio, si verifica in tempi più brevi.

Se l’osso danneggiato non riesce a guarire, si parla di pseudoartrosi. La frequenza della pseudoartrosi oscilla tra il 2% e il 40%. Ovviamente dipende da diversi fattori.

Una delle cause più frequenti di pseudoartrosi è la frattura con alterazione della vascolarizzazione. Quando la vascolarizzazione è alterata l’unione dell’osso non avverrà.

La pseudoartrosi si verifica anche quando il tessuto molle si interpone tra le estremità frammentate dell’osso, impedendo il contatto osseo.

Siamo in presenza di pseudoartrosi anche nei casi di fratture di gamba e avambraccio, dove ci sono due ossa e una di esse non si frattura o guarisce presto, lasciando l’altra in “diastasi” (mancanza di contatto tra le estremità).

Tuttavia, la causa più frequente di pseudoartrosi è il fallimento di un’adeguata immobilizzazione. A volte dipende dagli stessi pazienti, che, fin dall’inizio del trattamento, non rispettano la cura di mantenere un prudente riposo della zona fratturata, sottoponendo la parte lesa a sforzi con movimenti eccessivi, anche producendo rotture dell’impianto (ossia il gesso).

La pseudoartrosi può essere congenita e rispondere a una specifica malattia neurologica. Allo stesso modo l’unione ossea è ritardata o non prodotta in pazienti con malattie croniche dipendenti dalla terapia con corticosteroidi (dose giornaliera di cortisone). Diversi studi hanno dimostrato che nei fumatori cronici c’è un evidente ritardo nella formazione del callo osseo.

Cosa succede se una frattura non si salda?

Quando siamo in presenza di una frattura il corpo inizia un processo di riparazione ossea che inizia sin dal momento in cui si verifica la frattura stessa e indipendentemente dal fatto che la frattura venga trattata ortopedicamente (come l’immobilizzazione con un gesso) o si intervenga chirurgicamente per fissare i frammenti con un’osteosintesi (ad esempio con placche e viti o con chiodi all’interno dell’osso).

Questo processo di riparazione ossea può prendere due strade diverse: seguire un processo di riparazione di successo e quindi ottenere la completa guarigione della frattura, oppure subire qualche disturbo nel normale processo di riparazione che andrà a ritardare il normale processo di guarigione (ossia un ritardo di consolidamento) o che non permetterà di eseguirlo (ossia una pseudoartrosi).

In questo secondo caso, il processo di consolidamento viene alterato o disturbato da diversi fattori. Alcuni sono meccanici, come l’eccessivo movimento nel sito di frattura, cioè una scarsa stabilizzazione della frattura (perché l’osteosintesi eseguita non è abbastanza stabile, o perché l’immobilizzazione con il gesso eseguita consente un’eccessiva mobilizzazione del sito di frattura). Altri fattori possono essere biologici, come l’insufficiente vascolarizzazione dei frammenti, come nel caso di pazienti con patologie vascolari, o diabetici. Potrebbe anche esserci una combinazione di fattori sia meccanici che biologici.

Occorre quindi distinguere tra ciò che sarebbe un’unione ritardata della frattura e ciò che sarebbe una pseudoartrosi. Nel primo caso il consolidamento non avviene nei tempi consueti, ma il processo di guarigione, seppur lento, è in atto e quindi ci si potrebbe aspettare un consolidamento completo. Nel caso di una pseudoartrosi già in atto, il consolidamento non avverrà se non si interviene per favorirlo. Ecco perché entrambi i processi (unione ritardata e pseudoartrosi) differiscono nella loro fisiopatologia, prognosi e trattamento.

Generalmente se il consolidamento della frattura non si ottiene in 6-8 mesi, siamo di fronte a una pseudoartrosi, soprattutto quando le immagini radiologiche evolutive della lesione non mostrano miglioramenti nel tempo. La pseudoartrosi può verificarsi sia nelle fratture trattate ortopedicamente, sia nelle fratture operate dove è stata eseguita l’osteosintesi. Nel caso di fratture intervenute, se l’osso non si consolida, il materiale di osteosintesi utilizzato (che sia placche o chiodi) finisce per rompersi per fatica del materiale. In questi casi, la diagnosi di pseudoartrosi è certa.

Pseudoartrosi cause

Le cause di una pseudoartrosi possono essere legate a diversi fattori:

  • Paziente: età avanzata, cattivo stato nutrizionale, consumo di alcool, consumo di nicotina e disturbi metabolici come l’iperparatiroidismo;
  • Frattura: separazione o perdita di osso nel sito della frattura, infezione, interposizione di tessuti molli, danni ai muscoli attorno alla frattura e perdita di afflusso di sangue;
  • Trattamento: immobilizzazione insufficiente, riduzione inadeguata o dispositivi di fissazione applicati in modo improprio.

Pseudoartrosi sintomi

I sintomi della pseudoartrosi sono simili a quelli dell’artrosi, tra i quali spicca:

  • Mancanza di mobilità;
  • Dolore;
  • Clic;
  • Rossore;
  • Febbre.

Come evitare la pseudoartrosi?

Se la causa della pseudoartrosi è correlata al trattamento, la si può prevenire trattando bene la lesione e, se necessario, ricorrendo alla chirurgia prima che diventi complicata.

I fattori di rischio della pseudoartrosi includono:

  • Fumo o uso di tabacco;
  • Età avanzata;
  • Grave anemia;
  • Diabete;
  • Infezioni;
  • Utilizzo di farmaci;
  • (povera di proteine, calcio, vitamina C e vitamina D).

Il controllo dei fattori di rischio può prevenire la possibilità di sviluppare una mancata unione.

Cosa fare in caso di pseudoartrosi?

Il trattamento della pseudoartrosi può essere chirurgico o conservativo.

In caso di chirurgia si può intervenire senza agire direttamente sulla lesione, ma stimolando la guarigione grazie all’inserimento di un chiodo o l’applicazione di un fissatore esterno. In alternativa il trattamento chirurgico prevede l’apertura diretta nella sede di lesione per bonificare l’osso in pseudoartrosi.

Nel trattamento conservativo della pseudoartrosi le principali terapie utilizzabili sono:

Onde d’urto. Andranno a provocare uno stimolo sul tessuto osseo non ossificato e la conseguente ripresa del processo di consolidazione;

Magnetoterapia. Provocherà un aumento locale dell’afflusso di sangue;

CEMP (campi elettromagnetici pulsati). Applicati sulla pelle nella zona di pseudoartrosi, erogano o impulsi che stimolano la guarigione dell’osso;

Esercizio terapeutico.

Se pensi di soffrire di pseudoartrosi, contatta un fisioterapista di uno dei nostri Centri di Fisioterapia, la prima visita spesso è gratuita e insieme potrete pianificare un piano di trattamento adeguato.

Fonte: https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/pseudoartrosi-frattura-ossea-non-si-salda/

 

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