Vediamo i vari step di cicatrizzazione della pelle a seguito di una ferita.

Nella primissima fase che è quella infiammatoria, della durata di qualche settimana dalla guarigione della ferita, la cicatrice si presenta arrossata e a volte può provocare prurito. Nelle successive 3-5 settimane si passa alla fase proliferativa fino alla fase di maturazione, di durata variabile fino ad un anno circa, per cui la cicatrice va a mano mano a schiarirsi, ammorbidendosi e diventando piatta.

Purtroppo esistono diversi fattori che possono modificare il normale processo di cicatrizzazione quali ad esempio anomalie della vascolarizzazione, carenza di proteine, uso di cortisone o di alcuni tipi di farmaci, fumo o diabete.

A seconda quindi della modalità in cui la ferita si rimargina possiamo suddividere in tre differenti tipi di cicatrici: atrofiche, ipertrofiche o cheloidee, ciascuna con diverse caratteristiche di spessore e dimensione.

  • le cicatrici atrofiche in genere sono molto sottili e hanno un aspetto avallato, in lieve depressione rispetto al piano della cute circostante. È la tipologia più problematica poiché tende a riaprirsi con il tempo e ad infettarsi facilmente. Possono associarsi ad alcune malattie, quali diabete o collagenopatie o ad altri fattori, come ad esempio suture con scarsa tenuta o tensione eccessiva che impediscono un buon consolidamento dei margini della ferita.
  • le cicatrici ipertrofiche in genere sono di colore rosso e dove il tessuto fibroso è in eccesso e di conseguenza si presentano in rilievo rispetto al piano della cute circostante. Sono caratterizzate infatti da una continua e eccessiva produzione di collagene. Possono essere una predisposizione individuale della persona o conseguenza di problemi nel corso della guarigione della ferita quali infezioni, ematomi, tensione eccessiva dei margini della ferita chirurgica.
  • le cicatrici cheloidee infine sono molto simili per morfologia a quelle ipertrofiche, ma con dimensioni maggiori, dove il tessuto cicatriziale continua ad espandersi anche al di fuori della zona del taglio. Anche queste in genere hanno una predisposizione individuale, spesso familiare.
    In genere sia le cicatrici ipertrofiche che cheloidee sono conseguenti ad un intervento chirurgico.

Ovviamente il processo di cicatrizzazione è differente da paziente a paziente e abbiamo visto essere influenzato da diversi fattori, che vanno dalla genetica, al tipo di pelle, all’età del paziente e al suo stile di vita.

Tutti questi aspetti non consentono dunque di trovare un unico metodo valido a garantire un risultato per tutte.

Esistono però diversi trattamenti che possono sicuramente aiutare nel processo di riparazione del derma, migliorando così l’aspetto di queste cicatrici.

  • Trattamento con creme specifiche: in genere gel a base di silicone da distribuire su tutta la zona più volte al giorno.
  • Trattamento fisioterapico: il più importante e semplice è sicuramente il massaggio, effettuato localmente sulla cicatrice, più volte al giorno, da iniziare non appena la ferita è completamente chiusa. Utile per la prevenzione o il trattamento delle aderenze cicatriziali.
  • Trattamento di microchirurgia estetica: come la dermoabrasione o il laser eseguiti dallo specialista.